LIBRI RECENSIONI

MOMENTI di TRASCURABILE INFELICITA` di Francesco Piccolo

19 Luglio 2019

Quando un libro è il sequel di un altro o è comunque successivo a un precedente, l’unico modo per sfuggire alla trappola del confronto è quello di sparpagliare le letture, posponendole. 

Non ci sarà più un precedente e un successivo; ognuno dei due libri sarà liberato dal vincolo di sequela. Parliamo di Momenti di Trascurabile felicità e di Momenti di trascurabile infelicità del Premio Strega, tempo fa, Francesco Piccolo. 

Di solito, anarchica geneticaticamente, quando c’è in giro qualcosa del genere che però voglio leggere, faccio così. Finora non mi sono mai trovata male. E neppure questa volta fa eccezione.

Francesco Piccolo è il classico scrittore da intenso battage pubblicitario al quale è difficile, se non impossibile quando l’operazione è al culmine, sfuggire. Ti ci imbatti tuo malgrado, nel suo nome e nel nome dei suoi libri. A volte, diventano anche dei tormentoni come “Momenti di trascurabile infelicità” e lì, non puoi più chiudere occhi e orecchie. Devi sporcarti le mani con la lettura ed entrare nell’agone delle opinioni personali. Insomma, lo devi leggere.

Devo dire che l’ho fatto con la puzza sotto il naso, quelli bravi lo chiamano “pregiudizio“, non tanto, ma proprio lui. Livello di convinzione: ni

Forse il fatto che sapevo di non approcciare un testo particolarmente impegnativo, mi ha portato a farci poca attenzione fin dall’inizio, poi man mano che la lettura procedeva ho iniziato invece a entrare nello scrittore Piccolo e a capire alcune cose, sicuramente, fondamentali di lui e del suo modo di comunicare.

È indubbio che abbia un suo stile. Ripetitivo, pericolosamente tendente al tormentone, ma ce l’ha. Non serve scrivere bene, si dice bisogna farlo in modo personale, univoco, inconfondibile. Piccolo, questo lo fa. Anche se a me più lo leggevo e più mi ricordava un modo alla Baricco prima maniera di descrivere le cose e le sensazioni. La ripetizioni dei soggetti che diventano complemento oggetto e che in ogni frase spezzettata circoscrivono il modo di descrivere i concetti. Amplificano gli argomenti con fare balbuziente.

Il libro, ha anche una sua struttura particolare, piccoli, brevissimi racconti che si intercalano a semplici flash, delle frasi cortissime che sono la traduzione editoriale e stilistica dei momenti trascurabili

Sembra di leggere dei pensieri appuntati, quel modo di “parlarsi”, di parlare da soli, quando ad alta voce portiamo le cose che ci fanno scuotere la testa, quelle che si ripetono senza avere finali diversi e noi non sappiamo perché, ma ci arrendiamo che sia così. Le inevitabili tappe della giornata che, col tempo, diventano della vita. 

In alcuni momenti ci si chiede perché continuare a leggere. Ahimè non sempre la lettura ne fa emergere le ragioni. C’è addirittura il racconto del figlio giapponese che ho trovato sgraziato, inutilmente crudele e senza capo né coda. Irritante.

E non posso non segnare negativamente, la confessione di non essere un amante degli animali. Per una che li adora e che non riesce a non dire quello che pensa anche quando è urticante, posso apprezzare la sincerità, ma non empatizzo con il concetto.

Nel resto del libro capita anche di sorridere; quando ti rendi conto che nel libro ci sei tu che da lettore diventi protagonista; perché tutto quello che accade è accaduto anche a te. Quindi è proprio di te che scrive l’autore. Di te e delle famigerate, indefettibili Leggi di Murphy, anche se non sono richiamate apertamente.

E quindi c’è la festa dei propri figli che ai padri sembra infinita (come la noia che li assale), c’è il ricordo della ragazza mito del paese, della prima figuraccia con una donna che ti affascina da ragazzino, c’è tutto quello che credevamo e che si rivela diverso e allora delude, ma alla fine nemmeno poi tanto. 

Perché dalla narrazione traspare questo saggio senso di distacco dalle cose che te le fa vivere senza entrarci troppo dentro, evitando arrabbiature, sbalzi di umore, quel laissez vivre prezioso che rilassa e predispone a sorridere delle cose che non vanno.

Perché la morale della favola del libro di Francesco Piccolo è proprio questa: se la tragedia è rimediabile non è una tragedia è un contrattempo, se un disguido è rimediabile è una seccatura. insomma, tutto può e deve essere ridimensionato nella vita. Perché le facce della stessa medaglia sono sempre due: una buona e una meno buona, non proprio cattiva. 

Accade delle cose positive che abbiano risvolti negativi, come la gentilezza di chi ti tiene il portone aperto e ti costringe ad accelerare il passo per non abusare della gentilezza. Accade con le persone, per le quali, come nello shangai, ti viene il dubbio che se levi le asticelle che danno fastidio, poi vengano via anche quelle che sono al loro proprio posto, ossia per le persone che ami, corri il rischio di volerti sbarazzare dei difetti, portandoti dietro anche i pregi: “Ognuno di noi e’ fatto di un equilibrio finissimo di tutte le cose, belle e brutte; e ho imparato che – come i bastoncini dello shangai – se tirassi via la cosa che meno mi piace della persona che amo, se ne verrebbe via anche quella che mi piace di piu’”.

Tirando le somme: Momenti di trascurabile infelicità, è in libretto leggero, senza risvolti esistenziali oltre a quelli dichiarati all’acquisto. Onesto, non lascia aperte porte del pensiero su cui rimuginare, né da soluzioni difficili da trovare da soli. Si limita solo a mettere nero su bianco delle cose evidenti che tutti noi notiamo, ma forse, se non proprio nessuno, la maggior parte di noi mai aveva pensato di scrivere, anche in modo completamente sconnesso tra loro. Piccolo l’ha fatto, e questa è la sua originalità. Certo, a essere onesti, ogni tanto il pensiero va allo Strega ricevuto qualche anno fa e ci si chiede se sia stato del tutto giustificato, ma per giudicare questo, mi imporrò la lettura del libro con cui l’ha conquistato, solo così saprò se meritava oppure no. Leggendo questo libro sembrerebbe vagamente sopravvalutato, ma leggere una sola prova di uno scrittore non è sufficiente a giudicarlo, a comprenderlo. Perciò, giudizio definitivo da rimandarsi.

Ciò che rimane è il suo stile, sicuramente diverso da quello di molti altri narratori. E, a onor del vero, questo giustificherebbe già la conquista di un premio. 

Valutazione quindi interlocutoria. Più che piaciuto direi che non mi è dispiaciuto. E mi ha lasciato la curiosità di approfondire. 

Insomma questo libro-Piccolo è di per sé metafora della Vita. È un po’ come il biscotto Ringo. Da una parte è chiaro, alla vaniglia, quella parte dolce che la Vita sa regalare; ma dall’altra è scuro, come la parte in ombra dell’esistenza, quella non facile, quella da superare, che però è di cioccolata, quindi ha sempre un suo perché, un suo gusto.

Direi quindi, bilancio sempre in attivo, anche per questa lettura. Se lo avete letto o se lo leggerete #civediamotralerighe 

TITOLO: Momenti di trascurabile infelicità, AUTORE: Francesco Piccolo, EDITORE: Einaudi Super ET, PAGG. 138, PREZZO: 8,50€ cliccando su IBS

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