Considero l’arte come una Matrioska, un grande, colorato contenitore nel quale una disciplina si lega all’altra senza soluzione di continuità e soprattutto ognuna di esse può impreziosire l’altra.

Ho conosciuto di recente una giovane artista, Kristina Venskaja Giordana, che mi ha colpita per la forza e per la delicatezza che esprime nello sguardo, come pure nella sua arte.
Lo scorso gennaio, nello spazio romano d’arte ‘Area Contesa Arte‘, (clic qui per la pagina Facebook)nel tempio dell’arte romana per tradizione che è Via Margutta, di proprietà delle eclettiche e molto preparate sorelle Maria Teresa e Tina Zurlo, Kristina ha inaugurato la sua prima personale, esponendo la difficile, dura storia della sua vita, un racconto per immagini, con cui l’ha espressa in modo artistico.
Un lavoro autobiografico molto potente, eseguito con disegni realizzati a tecnica della spatola stratigrafica.
L’impatto con i suoi disegni è stato di grande potenza. Il lavoro è caratterizzato di per sé dalla forte storia personale che ha vissuto l’artista di origine bielorussa, ma questo è potenziato e sublimato dalla sua capacità artistica. Ne esce un racconto vivido, con cui riesce a raccontarsi in modo trasparente, senza filtri. Quello che Kristina espone non è semplicemente un disegno eseguito con talentuosa capacità artistica, è il coraggio e la semplicità di mettersi a nudo, di trasmettere la sua esperienza integralmente. Il suo periodo in casa famiglia da orfana a seguito di pesanti fatti di violenza di cui i suoi genitori sono rimasti vittima, la gratitudine verso coloro che l’hanno accolta di nuovo in seno a una famiglia.
Kristina, nei suoi disegni e con i suoi disegni, rinasce.
La gioia per una vita che torna a sbocciare sempre e comunque, del percorso che grazie all’amore della sua mamma italiana, Marina Giordana anche lei artista e autrice del libro ‘L’alfabeto Segreto’ pubblicato dal Book Time editore due anni fa, l’ha ricondotta verso una famiglia che le ha permesso di esprimere tutto il suo potenziale.
Già impegnata in fotografia, dove ha vinto un premio con due foto di Street Photography, nel 2017 al Concorso Carpe Diem, Kristina disegna e mette su cartoncino in questa serie di immagini di ‘A Palpebre Chiuse’, quello che ha vissuto finora.
Immagini bianche, dai contorni netti, contrastati, realizzate su un fondo nero, pesante, intenso, spesso. Nei suoi disegni c’è una straordinaria plasticità e tridimensionalità. Il suo tratto assomiglia ad un occhio che coglie in modo fotografico e trasferisce su carta quello che la sua sensibilità immortala proprio come fosse un mirino di una macchina fotografica.
Ciò che mi ha colpito di più è stato proprio questo. Quando guardi i disegni di Kristina, questi ti vengono incontro e ti coinvolgono completamente, ti portano dentro la storia e ti parlano. Raccontano esattamente, in ogni sfumatura, in ogni nervatura che lo strumento di esecuzione lascia sul cartoncino, ciò che Kristina ha impresso in essi. C’è un controllo assoluto del mezzo per potersi esprimere in modo così compiuto e questo rende i disegni di questa artista molto più maturi della sua giovane età ed estremamente forti, e diretti nell’arrivare a chi li guarda.
Ci sono in particolare due disegni la cui realtà descritta sembra uscire dal foglio e raggiungerti con tutta la sua potenza e drammaticità. Quello in cui è raffigurata la morte del padre biologico dell’artista e quello dell’urlo di dolore, la sofferenza e l’abbandono a seguito della solitudine.

Sono immagini che sconvolgono che ti portano direttamente in quel mondo interiore che deve essere appartenuto a quella bambina di otto anni rimasta sola con la sua sofferenza in una casa famiglia e, almeno in quel momento, senza alcuna speranza per il futuro.
L’immagine del corpo paterno sdraiato in terra, abbandonato come fosse dormiente su un lato, in strada, accanto alle bottiglie d’alcool spezzate, è secondo me una interpretazione evoluta di una classica natura morta, che lascia senza fiato. Quel corpo abbandonato senza vita nel cumulo di oggetti, rimanda l’immagine di un uomo privato del suo valore, in quel momento, ma ancor più in vita. Un corpo senza corpo, ma soprattutto senza anima; un essere materico che per questo può confondersi ed essere come gli altri oggetti materiali. Tra loro e lui, alcuna differenza.
Altrettanto coinvolgente è la seconda parte del percorso espositivo nella quale è rappresentata la rinascita grazie all’accoglienza nella nuova famiglia italiana, l’incontro con la madre affidataria Marina Giordana, che da artista ha saputo coltivare e assecondare l’istinto creativo di Kristina. Sono sue, fra l’altro, le didascalie esplicative sotto ogni disegno della figlia.
Una tecnica particolare che il Maestro Internazionale di Spatola stratigrafica Dr. Mario Salvo, assieme al critico d’arte Alfio Borghese, ha giudicato in modo estremamente positivo, dall’alto della sua esperienza e carriera nel settore sia come artista che come Critico d’Arte, Tutor e Presidente di giuria in alcuni tra i concorsi internazionali più quotati e che è impegnato proprio nella selezione degli artisti più meritevoli.
Ho deciso di creare proprio con Kristina, inaugurarlo con la gioia della sua presenza, una nuova rubrica del blog #unquadroperunlibro.
Le ho chiesto qual’è il suo libro preferito e quale suo quadro, o altro quadro famoso avrebbe voluto vedere sulla copertina di quel libro. Lei senza esitazione, ha risposto con un titolo bellissimo “Il Ritratto di Dorian Gray” di Oscar Wilde, e come immagine ha scelto un quadro suo, un disegno di quelli esposti proprio in ‘A Palpebre Chiuse’, che raffigura l’istitutrice dalla Casa Famiglia presso la quale fu ospitata da bambina.
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Le ho chiesto perché e lei senza esitare ha risposto “perchè vorrei che non invecchiasse mai, è una persona tra quelle che amo di più al mondo per essersi presa cura di me in un momento drammaticamente difficile della mia vita”.

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