Nella notte tra il 25 e il 26 agosto 1992, Sarajevo, già piegata dalla guerra, si svegliò con un’amara sorpresa.

Tra fumo e fiamme, un milione e mezzo di libri, di cui 150 mila testi rari e antichissimi, andarono bruciati, persi per sempre con la distruzione e l’incendio della biblioteca nazionale.
La più grave distruzione dolosa di una biblioteca in tempi moderni, definita dal Consiglio d’Europa “Una grande catastrofe culturale”, e “La pazzia visibile”, dal quotidiano inglese “The Times” che così intitolava l’articolo sulla devastazione della Vijećnica; poiché le stime dicono che quasi il 90% dei libri andò distrutto con quel bombardamento e l’incendio che ne seguì.
Quella notte, Aida Buturović, all’epoca studentessa, insieme ad altri bibliotecari e tante cittadine e cittadini, in una collaborazione spontanea che ricorda a noi italiani un po’ quel che accadde per l’alluvione di Firenze (senza la guerra), sfidarono il fuoco incrociato dei proiettili sparati dai cecchini per tentare di mettere in salvo il maggior numero di pezzi di storia e cultura.
La biblioteca di Sarajevo, la Vijećnica, era un po’ l’emblema di quello che era la Bosnia fino alla guerra, un melting pot di culture, lingue, credi e tradizioni da sempre conviventi pacificamente nell’arricchimento reciproco. Anche nella biblioteca, c’erano libri che riflettevano tutto questo modo di vivere oltre le barriere e le differenze apparenti.
Quello che è stato salvato e recuperato si deve proprio al lavoro di questi volontari coraggiosi e anche un po’ eroici.

Quella in foto è Aida. E’ ciò che ci rimane di lei, il ricordo, perché Aida ha perso la vita quella notte, mentre salvava i libri più preziosi.
Dopo vari via, vai per sottrarne il più possibile al fuoco, un viaggio le è stato fatale, una scheggia l’ha raggiunta alla testa, fermando la sua corsa contro il tempo per mettere in salvo i libri, fermando la sua vita e i suoi sogni di giovane studentessa e sognatrice.
La biblioteca, noncurante del coraggio e della fine di Aida, continuò a bruciare per tre giorni e tre notti ancora; mentre Sarajevo e la guerra di Bosnia Erzegovina, continuarono a essere sotto assedio per altri quattro anni. Lunghi, feroci e sanguinosi, nell’indifferenza dell’Europa.
E’ solo uno dei tanti volti belli che quella guerra terribile, alle nostre porte, ci ha regalato. Ma nella mia personale opinione, ce ne facciamo poco degli eroi, preferirei la loro vita e il loro esempio vitale che faccia da modello agli altri, piuttosto che il loro ricordo e la loro celebrazione. Come un suo collega di facoltà, Antonije, ben dice, ricordando la morte di Aida:”Era morta da eroe, certo. Ma, citando una canzone degli Stranglers di qualche anno prima, “No More Heroes Anymore”.
Un insegnamento perenne comunque Aida ce lo lascia, oltre il coraggio indefesso di quella terribile notte, ed è quello che dimostra che in ogni manifestazione orribile dell’animo umano, c’è una parte che resiste e si aggrappa alla bellezza, a ciò che che c’è anche di buono in noi. Ed è quello che prevale. Sempre.
Questa è solo una storia, una storia che parla ‘anche’ di libri, questa è la nostra Storia.
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