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SPLENDI COME VITA di Maria Grazia Calandrone

5 Maggio 2021

Ci sono tanti modi per scrivere di se stesse e della propria storia. Del legame con i genitori, dell’amore che ci ha resi indissolubili fino al taglio definitivo ed eterno del cordone ombelicale. Uno è quello più sfruttato dei tempi coevi in cui tutto è autocentrismo ego riferito, sul cui sfondo rimane poco da apprezzare; l’altro è lo sguardo di chi riporta al lettore le sensazioni e l’emotività in un gioco di specchi, in cui ciò che appare è la visione del tutto, che attraverso il vissuto singolare mantiene la sua specificità, ma ha un’essenza di universalità e così coinvolge chi legge.

Maria Grazia Calandrone, in Splendi come vita, fa questo. Sa farlo, e lo fa, in modo unico, talmente perfetto da svelarci in modo definitivo il suo dono: una poetica spontanea.

Questo libro è nato da solo nel giugno 2020

dirà, lei stessa, con candore, alla fine del testo. Con l’umiltà di chi vive il suo grande talento come qualcosa che la prescinde.

In questa corrispondenza, tra essere e scrivere, c’è tutta la rivoluzione della poetessa che scardina l’odierna tendenza barocca a stupire con echi autocentrici ridondanti, parole e scene non realmente importanti: il claustrofobico stupire per stupire.

M. Grazia Calandrone scrive con autenticità, senza sfarzo, né artifici che non sia la sua grande perizia nell’uso della parola e la fedeltà a se stessa. La voce è mai sentita prima. La prosa poetica, che commuove in più punti di questo libro-gioiello, è una prova letteraria che la poetessa ci ha regalato. La sua poesia mette a nudo, schiaffeggia, rimprovera, regala anime e ne risveglia. Cammina nelle orme della grande madre della poesia Alda Merini, che tanto la Calandrone ha amato e studiato, dell’indimenticata ci ricorda i toni e la profondità dell’essere umano femminile, della visione della maternità come espressione più ampia dell’utero che crea, bensì visceralità dell’amore per la creatura da proteggere e da cui farsi proteggere nell’avvio e nella conclusione della vita.

Splendi come vita fa questo al suo lettore. Lo culla nell’amore di una figlia per sua madre, adottiva, e viceversa. Lo accoglie nella casa calda di un rapporto esclusivo di ammirazione e affetto, di profondità. Un rapporto ugualmente uterino, amniotico. L’occhio della bambina che, diventata adulta, nel ricordo ha l’amore, che permea la sua parola; nel presente ha la mancanza mai sopita della perdita. Un’unione indissolubile narrata con dolcezza, non artefatta. È difficile se non impossibile parlare dell’amore filiale e materno senza scadere nella retorica, e invece Calandrone ci riesce con naturalezza e fluidità.

Un impatto cristallino accompagna la sensazione di aver attraversato una nuvola e lascia il lettore estasiato da tanta bravura. In questo stile unico risiede la grandezza di un autrice che regala tutta la sua storia al pubblico a cui spiega che l’amore è nelle piccole cose, nei gesti, nelle pieghe del vivere quotidiano:

Mamma che passa la sera a pettinarmi perché ha letto che il riccio è una malattia del capello. Mamma che mi addormenta raccontandomi i miti greci. (…) Mamma che ride con la bella risata chiara chiara quando faccio il pagliaccio per lei. (…) Mamma che mi dà cinquanta lire se l’aiuto a invasare i gerani. Mamma che dice te le metto in disparte. Mamma che alla domenica fa il bagno coi sali profumati e la radiolina accesa. Mamma che non sa cucinare e versa nell’acqua la polvere della crema d’asparagi Knorr. Mamma che scoppia a ridere in mezzo alla strada perché faccio la caricatura di lei che cammina tutta impettita. (…) Io che invento il mondo per farla felice

Amore e dolore. Quanta parte c’è dell’uno, nell’altro? Quanto tutto è nelle mani del Tempo? Parole di disamore e amore, parole che fanno nascere sorrisi e scompagnano partenze. Mai definitive. L’uso della parola che sublima l’umanità in voli e cadute, come solo la poesia sa fare. Guarigione cui solo la poesia può condurre. Struggente. Ma non solo nelle parti di più accorato dolore, struggente nei passi di bellezza.

Quando Mamma gioca con me, sedute in fondo accanto alla ringhiera, la città è ai nostri piedi e noi siamo più grandi della notte stellata che ci contiene. Un bastimento carico di eternità. Siamo alle fondamenta del mondo

Il Mamma ripetuto come un mantra è parola chiave dell’intero viaggio esistenziale raccontato da Calandrone, durante il quale il rapporto si scompone e ricompone. Madre che si dissolve, allontana per paura di perdere, e in quel modo avvicina ancor di più a sé, crea simbiosi e amore eterno.

Il rapporto madre-figlia visto, al tempo stesso, da figlia e da nipote. Quest’ultima si fa laccio che salda due generazioni familiari e la loro complessità d’amare, attutisce paure e dolore del distacco. Osservatrice e protagonista di amore gratuito.

Grazie, Calandrone per non essere stata “reticente”. Grazie per averci donato un libro poetico, e non banalmente poetichese.

Per aver messo le mani nella carne viva, sua e nostra che l’abbiamo letta. Per averci ricordato di quanta poesia ha bisogno il dolore per scoprirsi amore e di quanto ne abbia bisogno l’amore per salvarsi dal dolore. La profondità dell’animo umano non può essere mai carpita completamente, ma l’utopia di poterlo fare s’incarna nella poesia e nella poetessa creatrice di un’opera evanescente, in cui si eleva la parola a simbolo universale di conoscenza di se stessi.

Un libro stupendo. Senza freni, eppure ponderato, misurato. Dove la spontaneità segue solo un rigore: quello che segue la parola per diventare sentimento palpabile. Un’opera unica nel suo genere, talmente forte da essere sgorgata da sé. Splendi come vita ha cercato e preso la sua ribalta.

Uno Strega che per me, è già meritatissimo. Non dovrebbe essere altrimenti. Alla fine della lettura è forte la sensazione di voler tenere a se l’autrice in un abbraccio, grazie ai toni della voce narrante che all’improvviso si libera, si fa impulsiva, si contrae per forza dell’emozione in una sintassi paratattica e frammentata, incisiva che esprime il singulto di emozioni libere da ogni forma e regola. Fluttuano nel Tempo ora, perché se è vero, ed è vero, che è l’unica cosa che conta, oltre la parola, è però altrettanto vero che solo questa può incarnarne il valore, regalandogli materia ed eterno nel suo trascorrere oltre noi stessi.

TITOLO: Splendi come vita, AUTORE: Maria Grazia Calandrone, EDITORE: Ponte alle Grazie, PAGG.: 221, PREZZO: 14, 72 € su IBS

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