Il serpente di Luigi Malerba è un libro carico di immutabile, moderno fascino e che esalta la straordinaria capacità dell’autore che definisco, senza esagerazione, un illusionista.
Malerba scrive un romanzo di meravigliosa sperimentazione, nel senso alto del termine. Lascia sbalorditi per tutta la lettura.
Arrivi ai punti di svolta e ti chiedi: ma finora cosa ho letto?? Allora non ho capito niente! Ma siamo sicuri che è così? Qual è la verità? Cosa accade davvero e cosa no?
LA STRUTTURA
Il serpente è un romanzo carico di tensione narrativa, il filo logico si snoda e riannoda senza che ci si perda mai, se non quando vuole l’autore.
Un giallo, un po’ noir, che ha punte psicanalitiche di schizofrenia o mitomania. Una trama difficile da classificare, scritta in modo chiarissimo.
Avvincente, letterariamente perfetto è l’interpretazione malerbiana del Gruppo 63. Realizzazione piena del narratore inaffidabile.
Quello vero, non il sedicente che ogni tanto dice al lettore: “ehi, tu? Hai creduto che sia vero quello che ti dico? E invece no!”
Malerba ti porta pian, piano a dire e capire che tutto ciò che hai visto non esiste, o esiste solo nella mente della voce narrante o solo in quella del protagonista. O nella tua?
Fuorviante, cinico, distante ma non scostante parla di amore sessuale, e/o platonico, in cui l’amplesso si trasforma in musica su spartito. Passi eccezionali!
Il serpente è la storia di un millantatore che, prima di tutti, mente a sé stesso, inventa realtà parallele. È la storia di una frustrazione umana che sfocia nell’alter ego, nel quale il protagonista cerca rifugio e affermazione al tempo stesso. La complessità di questa psicologia è al centro dell’indagine di Malerba che costruisce un romanzo che aumenta di fascino a ogni riga.
È ossessione, dubbio, negazione, menomazione, azioni impensabili. È amore e narrazione cannibale. Ma sarà poi così? O è solo quello che capisce chi legge? La moglie o l’amante del protagonista esistono davvero? O sono la stessa persona? E i sentimenti che lui prova per loro esistono anche quelli davvero?
Ironia, uso spregiudicato della parola, sabotaggio logico, semantica. Cosa aspettarsi se non un linguaggio altissimo da colui che afferma:
“Vedere il lato ridicolo delle cose, essere in grado di capovolgere l’ottica usuale, rifiutarsi ai conformismi quotidiani è uno degli esercizi più salutari per difendersi dalla banalità di base. Il non-sense e il paradosso sono i due strumenti più facili da utilizzare e anche i più divertenti per interpretare la realtà”.
COSA LEGGIAMO ne IL SERPENTE
Un uomo castigato ad essere voyeur della vita altrui che cerca di mettersi al centro di una vita almeno a livello immaginario. Eppure, in tanto squallore umano, c’è umorismo, amaro quanto si voglia, ma sottile, che ti fa sorridere mentre leggi. Un riso di sberleffo verso la povertà umana.
Da romana, ho amato poi la Roma di contorno alla storia, Roma, che come sempre quando appare in un romanzo, non è semplice ambientazione ma diventa sempre e comunque un personaggio, che sia un antagonista o un prezioso alleato, non si può prescindere dalla sua personalità.
Umberto Eco, spesso richiamato a caso quando si tratta di critiche di autori e romanzi davvero importanti e portatori di messaggi strutturali o contenutistici, ricordiamo anche lui componente del Gruppo 63, nel 2009 definì Il serpente di Malerba con una metafora:
pesce che a poco a poco divora se stesso sino a svanire del tutto
Ed effettivamente, in questo gioco del rifagocitare, cannibalizzare non solo la realtà del racconto da parte del protagonista ogni evento che nella storia accade, è un’autocombustione. Rimangono solo ceneri in cui tutto quello che è stato narrato, si sbriciola.
Nella difficoltà generale di dare un genere a questo romanzo, forse la cosa migliore è seguire quello che lo stesso autore afferma in proposito,
Il Surrealismo dava una grande importanza creativa al sogno. Penso, dunque sogno
e più di ogni altra cosa questo è quello che fa il protagonista de Il Serpente, immagina, costruisce oniricamente un’altra dimensione del reale, più comoda per la sua immaginazione.
Simula, millanta. Costruisce trame ed eventi mai successi, e il terreno fertile in cui inscena tutto questo è l’amore, ma non l’amore romantico, bensì un amore quasi decadente, ossessivo, malato tanto che ne risulta un clima straniante.
Tutte queste tematiche, convergono verso una ragionata interpretazione del romanzo come surrealista, e la sensazione è davvero quella a fine lettura e a libro chiuso.
Con Il serpente, Luigi Malerba, fu candidato al Premio Campiello e questo non è fatto da poco, vista la tradizione del Premio di intercettare sempre tratti innovativi nella letteratura.
Insomma, Malerba con Il serpente, mi fa esclamare una volta di più, entusiasta e convinta: letteratura italiana: io ti amo!
TITOLO: Il serpente, AUTORE: Luigi Malerba, EDITORE: Oscar Mondadori, PAGG.: 210, PREZZO: 11,40 su IBS
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