Sempre su Roth…
Goodbay, Columbus è il suo esordio. Roth ha 26 anni, esce questo libro, capitanato da un romanzo breve che dà anche il nome all’opera, e seguito da altri cinque racconti; è il 1959. Nel 1960, il libro vince il National Book Award.
Lo stile, il tono, il ritmo narrativo, la struttura, le tematiche care all’autore, tutto è già praticamente maturo. Nel prosieguo degli anni non si noteranno stravolgimenti nella sua letteratura.
Goodbay, Columbus è un romanzo che parla delle differenze sociali tra ebrei; parla di Neil Klugman, semplice bibliotecario che vive a Newark, luogo sacro rothiano, e Brenda Patimkin, rampolla benestante, sempre ebrea, che però ha fatto il salto di qualità e vive a Short Hill, quartieri alti.
La loro storia viene narrata da Roth con ironia, e un po’ di patetismo, per le grettezze che sempre affliggono, nella visione di Roth, l’archetipo del praticante ebreo e la religione ebraica in generale.
Anche gli altri racconti lambiscono e centrano la tematica religiosa; Roth tratta quasi tutti i protagonisti come integralisti religiosi tant’è che il libro gli è valso, quasi come uno stigma, il giudizio di antisemita che poi lo seguirà per tutte la sua carriera e vita.
Un libro che si legge avidamente, scorrevole, interessante, mai ripetitivo, che fa sorridere e riflettere su quanto si possa essere effettivamente intransigenti quando si parla di religione, che prevederebbe tutto l’opposto: l’accoglienza dell’altro, di qualsiasi credo si tratti.
Ne approfondisco su Sololibri.net.
Intanto ve lo consiglio sinceramente, perché, anche questo titolo, sembra essere figlio di un Dio minore e invece ha molto da dire su Roth e la sua letteratura.
TITOLO: Goodbay, Columbus, AUTORE: Philip Roth, EDITORE: Einaudi, PAGG. 259, PREZZO: 9,60 €, acquistabile su IBS
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